Itinerario
turistico alla scoperta di Miglierina
(a cura del prof. Domenico Bruni)
Miglierina
è un comune della provincia catanzarese che si inserisce nella
depressione geologica della Sella di Marcellinara, una gola ristretta
tra i due mari (il Tirreno ad ovest e lo Ionio ad est) che ospita anche
i vicini comuni di Amato, Marcellinara, Tiriolo.
Questa collocazione geografica consente, con un unico sguardo, di
abbracciare la veduta panoramica del Golfo di Squillace e di quello di
Sant’Eufemia e, quando la foschia lo permette, di avvistare le isole
Eolie con l’inconfondibile cratere dello Stromboli.
Si tratta di un panorama che, da solo, giustifica la salita verso questa
collina comunque ben collegata dalla strada provinciale con il capoluogo
(dal quale dista appena 25 chilometri) e con la piana del Lamentino.
Il territorio miglierinese è racchiuso da quello dei Comuni contermini
e per il viandante può essere curioso scoprire che tradizionalmente il
confine con il Comune limitrofo di Amato è segnato da un ponte di
antica fattura che è stato costruito su di una sorgente poi incanalata
nella “Funtanella”.
Il ponte della Funtanella e l’icona di S. Francesco di Paola
sono, quindi, la prima tappa di questo excursus che, attraverso i luoghi
fisici, intende risalire a quelli della memoria ricostruendo brevemente
anche la storia e le tradizioni della comunità miglierinese.
Non è possibile indicare l’ingegnere progettista di questo ponte,
costruito in pietra, in quanto si tratta certamente di un’opera di
artigiani e costruttori locali. Al di sotto del ponte: la sorgente.
Per raggiungerla sono stati conservati i gradini in pietra levigata e
irregolare che formano un sentiero a forma semicircolare fino alla
passerella che evita di bagnarsi nel rigagnolo d’acqua che scorre al
di sotto. Prima di accedere alla fonte, luogo di incontro degli
innamorati del passato, è possibile vedere grandi vasche in
pietra dove le donne venivano a lavare la biancheria quando non
c’erano ancora le fogne e l’acqua diretta in casa. Tutte le donne, meno di un secolo fa, facevano la spola tra la casa e la
fontana per lavare e prendere acqua nei “varrili”, nelle
“lincelle” o nelle “vozze” per portarla nelle loro
case.
Le abitazioni di Miglierina sono state rifornite di luce elettrica,
grazie ad una centrale idroelettrica di proprietà del Dott. Granato
sita in località Cusati sulla sponda del fiume Amato; già nel 1927,
hanno ricevuto l’acqua e sono state allacciate alla fogna nel 1928, a
seguito della costruzione dell’acquedotto e della rete fognaria
avvenuti durante il periodo fascista quand’era podestà il Dr. Anselmo
Torchia.
Proseguendo nel cammino dalla Fontanella è possibile percorrere la
strada che prende il nome di Via dei Mastri Miglierinesi e che,
in passato, si chiamava Bellavista proprio per la veduta del panorama
dei due Mari e delle colline circostanti, un tripudio di verde e
d’azzurro. Accoglie qui i visitatori un monumento dedicato a Santa Lucia,
opera dello scultore B. Bagalà.
Ma chi erano questi Mastri Miglierinesi che sono menzionati nella via? Il termine “mastro” (in luogo di maestro) sta ad indicare quelle
persone perite nelle costruzioni e nell’arte che sono state in grado
di lasciare, attraverso le loro opere, un segno tangibile del loro
passaggio e della loro creatività. I mastri miglierinesi sono stati noti e hanno abbellito chiese e palazzi
di tutto il circondario, fino a Catanzaro, tra la fine del ‘700 e i
primi del ‘900. Le loro opere espressione di un’arte povera e
sincera, ispirata principalmente a tematiche religiose, si esprimeva
attraverso la realizzazione di stucchi e decorazioni nelle chiese e nei
palazzi dei nobili, con la realizzazione di mobili di fine artigianato e
con la scultura di statue per le quali venivano chiamati anche “babbari”.
Vestigia di questi lavori sono rintracciabili negli stucchi a motivi
floreali e geometrici, presenti in ambedue le Chiese, e in alcune statue
che si trovano nella Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario.
Tra questi artigiani-artisti il tocco più geniale era quello dei
Maestri Guzzi che hanno lasciato il loro segno anche attraverso alcune
opere di pittura di soggetto religioso e con diversi ritratti qua e là
conservati nelle abitazioni private.
Proseguendo il cammino per via dei Mastri Miglierinesi è possibile
intravedere alcune abitazioni costruite con la pietra a vista, secondo
l’uso antico. Tra queste abitazioni è possibile visualizzare un arco con volta a
botte che serve come via di collegamento, a piedi, con una strada
interna del centro urbano.
Dalla strada è possibile, inoltre, fotografare il Paese per parte della
sua estensione identificando in primis il campanile della Chiesa madre
dedicata al culto di Santa Lucia.
La Chiesa è raggiungibile percorrendo la strada principale,
attraversando il corso del paese, oppure avvalendosi di qualche
scorciatoia, come la via “manca”, costruita a gradoni e che conduce
a piazza Santa Lucia. Su questa piazza si affacciano diversi palazzi.
Tra questi spicca “Palazzo Arcuri”, perfettamente conservato
e al cui interno i proprietari hanno cercato di rispettare l’impianto
originario consentendo, perfino, di lasciare intatto un antico frantoio
con le enormi pietre per la molitura delle olive e raccogliendo alcuni
quadri appartenuti alla famiglia.
Non distante è il palazzo di un'altra famiglia nobile e illustre
del Paese, quella dei Granato i cui esponenti più noti hanno
rivestito, in tempi lontani, ruoli significativi all’interno dello
Stato e del Paese. Di fronte si distingue il palazzo appartenuto ai “Siddieri”
(ricca e nobile famiglia miglierinese del passato) recentemente
restaurato.
Queste abitazioni circondano la Chiesa di Santa Lucia che è
stata costruita su di un promontorio e rivolta ad est in una posizione
tale da dominare il paese e tutte le sue vie che tendono a
convergere verso di essa. La chiesa manca di un sagrato e la sua
facciata è spoglia. Si tratta di una costruzione povera ed austera, il
più antico edificio religioso di un paese che arriverà a contare,
durante un periodo della sua storia, anche 4 chiese.
La Chiesa
di Santa Lucia è coeva alla fondazione del paese, sorta inizialmente
come oratorio e luogo di sepoltura e, in seguito, consacrata al culto ha
assunto il titolo della parrocchia. L’originario impianto della Chiesa è stato ampliato nel corso del
tempo, da piccolo sacello all’odierna struttura a croce latina con tre
navate, passando attraverso le disastrose vicende dei terremoti che
hanno flagellato la regione nel corso dei secoli. In particolare il terremoto del 1783 pare abbia comportato ingenti danni
per la struttura superiore. Probabilmente i devastanti effetti dello
scatenarsi delle forze naturali hanno motivato l’impianto del
campanile che appare quasi tozzo ed incompleto con la base a forma di
quadrilatero che si erge su 3 piani di altezza.
All’interno si ripete l’essenzialità dello stile tenendo anche
conto degli interventi che si sono succeduti nel tempo e degli ultimi
lavori di restauro conservativo.
Di pregio, all’interno della Chiesa, il cui altare maggiore è
dedicato alla vergine siracusana protettrice della vista, sono gli
stucchi e le lavorazioni, alcune statue lignee, il battistero e una pala
d’altare.
L’altare maggiore, che è stato rinnovato a seguito dell’ultimo
intervento degli anni ’90, è in marmo e, nel rispetto
dell’indirizzo conciliare, è stata rimossa la balaustra in marmo che
fungeva da divisorio rendendo accessibile l’altare ai fedeli. Già
menzionata, vi è una pala d’altare raffigurante la fuga in Egitto,
una ricostruzione particolarmente piacevole del passo evangelico in
quanto, sullo sfondo di un panorama che riecheggia l’Egitto, i
personaggi della Sacra Famiglia riproducono delle sembianze contadine
quasi nel riprodurre in questa Famiglia quelle del paese intero. La navata sinistra vede dominare l’altare, anch’esso pieno di
stucchi, dedicato alla Madonna, rappresentata in una statua lignea, un
tempo venerata e celebrata attraverso l’arciconfraternita
dell’Immacolata l’8 Settembre.
In particolare l’odierna casa parrocchiale, adiacente alla Chiesa di
Santa Lucia, era sede dell’arciconfraternita e dell’oratorio
dedicato alla Vergine (‘a Ghiesulilla). La navata laterale ospita ancora altri tre altari, rispettivamente
dedicati a S. Pasquale Baylon e uno un tempo dedicato all’Adorazione
della Croce e ora sostituito da un Bambin Gesù benedicente. La navata laterale destra ospita il Battistero, in marmo verde, opera
degli artigiani locali, una raffigurazione marmorea della Madonna di
Lourdes con Bernadette e un altare sormontato da un quadro del ‘700
dedicato alla Madonna della Grazia. Nella sacrestia è inoltre conservata una statua lignea dedicata a S.
Francesco di Paola, insieme ad altri arredi sacri.
Nel corso dell’ultimo decennio, infine, entrambe le chiese sono state
abbellite e arricchite per mano di un abile ebanista del paese (Tommaso
Guzzi) attraverso numerosi arredi lignei che vanno dal pulpito alla schola
cantorum.
La parte bassa del paese ospita l’altra Chiesa dedicata al culto di Santa
Maria del Principio ora nota come Madonna del Rosario. Si tratta di una Chiesa costruita successivamente seguendo uno stile ed
un’impostazione completamente differente dalla prima. La chiesa del
Rosario risale agli inizi del ‘600 e pur essendo la Chiesa di un
piccolo centro riflette, anche se in minor misura, influenze
barocche.
Si tratta di una Chiesa con una bellissima facciata decorata a stucchi e
decorazioni, anch’essa a croce latina con tre navate, e con un
grazioso campanile, anch’esso non molto alto e terminante con una
piccola cupola a quattro volte. Per certi profili, quasi orientaleggianti, questo piccolo campanile
somiglia ad un minareto arabo.
L’interno è semplice ma si lascia andare a qualche vezzo, con stucchi
e decorazioni floreali e con statue opera dei locali “babbari”. L’altare maggiore è dedicato alla Vergine del Rosario, raffigurata in
una statua lignea dai tratti contadini e da un vestito caratteristico di
seta e raso, in braccio la Madonna porta il bambino vestito allo stesso
modo e con la stessa pettinatura a boccoli neri.
E’ curioso ricordare che al tempo delle confraternite le persone
aderenti a quella del Rosario (i cosiddetti “rusarianti” o
“fratelli”) indossavano, in occasione dei festeggiamenti dedicati
alla Madonna, le famose “muzzette” (abiti di velluto nero con
decorazioni dorate ) mentre quelle aderenti alla congrega
dell’Immacolata (i cosiddetti “ ‘mmaculatisti”) indossavano le
loro ”muzzette” di color celeste, sempre con filamenti d’oro come
ornamento.
La Chiesa di Santa Maria del Principio presenta una caratteristica che
la rende diversa dalla Chiesa parrocchiale, il fatto di affacciarsi su
di un ampio sagrato, una piazza in seguito ridimensionata dall’opera
di pavimentazione in cotto e in pietra che forma un emiciclo davanti
allo stesso edificio religioso.
Nella parte soprastante il campanile c’è il palazzo della famiglia
Torchia distintasi con il prof. Antonio, illustre letterato autore
di numerose pubblicazioni.
Sempre di fronte alla Chiesa si trova il parco giochi, dedicato
alla memoria di Nicholas Green. Nello stesso giardino è collocato anche un monumento in
pietra leccese, realizzato per festeggiare il Giubileo dell’anno 2000
e intitolato al Nuovo millennio ineunte. Nel parco, nel mese di agosto, si svolgono numerose manifestazioni,
organizzate dalla Pro Loco, con spettacoli musicali e rappresentazioni
teatrali.
In quest’ultima attività si distingue sempre la Compagnia Teatrale
Miglierinese che presenta brillanti commedie in vernacolo
calabrese.
Dal parco è possibile raggiungere il Monumento dedicato ai caduti in
guerra, il Municipio, la Biblioteca Comunale, la
Guardia Medica e la Scuola Media con l’annessa palestra e un campo
polivalente attrezzato per le attività sportive ( tennis, calcio a 5,
ecc.).
Dalla chiesa del Rosario è possibile imboccare la strada che conduce
alla zona rurale del paese in cui, qua e là, sono
sparse le case di alcuni degli abitanti di Miglierina. Si tratta di aree raggiungibili con l’automobile, per via delle strade
interpoderali, coltivate ad orti da cui gli abitanti traggono gli
alimenti genuini che vengono serviti sulle loro tavole. Olivi, frutteti
di ogni genere, ortaggi, vigne, sono le coltivazioni più comuni.
Percorrendo questa strada o imboccandone un’altra che si trova nel
rione Croce, è possibile raggiungere il fiume Amato, “la fiumara”. Si tratta di un altro spettacolo naturale, pieno di salti e pendii, che
scende ripidamente nella vallata. Attorno al fiume, che d’estate si
attraversa a piedi, per la secca oppure servendosi di un caratteristico
ponte di legno, si trovano prati verdi dove è possibile fermarsi per
godere del paesaggio e anche per fare qualche allegro pic-nic. In questa
zona denominata “Favatella” sono situati un agriturismo e due
aziende ortofrutticole. Nei dintorni del fiume si trovano anche i resti degli antichi mulini ad
acqua dove, nel passato, gli abitanti si recavano per macinare il grano,
il granturco e legumi vari.
Secondo alcuni proprio da questi mulini deriverebbe il nome del paese
“Muglierina” (paese dei mulini) evidenziando una radice tedesca del
nome (in tedesco mugnaio si dice “muller”). Certo è che i mulini avevano grande importanza, così come i mugnai che
spesso cercavano di imbrogliare i propri clienti sul peso simulando
delle liti tra loro, donde è venuto il detto popolare “Quando se
‘mbrigano i mulinari guardati a farina!”
Quella dei mulini è solo una delle possibili interpretazioni
sull’origine del nome del paese. Esistono, infatti, altre versioni ma tutte partono dall’idea che i
primi stanziamenti si siano localizzati nella parte bassa, vicino al
fiume, precisamente presso la località “Cusati”. Questo termine, per alcuni, di origine greco-albanese starebbe ad
indicare una localizzazione di popolazione albanese, distinta dal nucleo
originario di abitanti. Presso la località “Melina” la popolazione avrebbe trovato della
terra buona da lavorare e per costruire le proprie abitazioni da cui il
termine “migliore rina”, riferita forse alla diversa natura del
terreno rispetto a quello della vicina Amato, composto in prevalenza di
argilla. Altri ancora ritengono, invece, che Miglierina derivi il nome
dall’esistenza, sul territorio, di una grande pietra miliare
“Milia” che segnava la distanza lungo la strada che andava da Ponte
Corace a Caronte o da “milium” cioè la pianta del miglio.
La comunità miglierinese è sempre stata alacre ed operosa
che, anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, si è fatta
valere attraverso il proprio lavoro. Numerosi sono, infatti, gli emigranti miglierinesi rimasti affezionati
al proprio paese che, soprattutto, in occasione delle vacanze estive
ritornano per una visita e una immancabile passeggiata per
“Sottovia”.
“Sottovia” è uno dei rioni del paese, il vero centro, con la piazza
rivestita in cotto, collegata alla strada provinciale da una scala di
forma elicoidale in cemento armato. Recentemente la strada del corso è stata interamente pavimentata,
impiegando del porfido levigato giungendo così fino ad un altro
quartiere: il “Chianavalle”.
In questo rione è possibile ammirare l’antico palazzo della
famiglia Torcia con dei balconi in ferro battuto con caratteristica
lavorazione “bombata”. L’intero percorso è, inoltre, abbellito da lampioni, sempre in ferro battuto, che irradiano la luce elettrica.
“Sottovia” è il vero crocevia del Paese, da lì è possibile
risalire verso la Piazza, cioè dove è situata la Chiesa parrocchiale,
oppure discendere verso la “Croce”, zona maggiormente vicina alla
campagna presso la quale sono sorte diverse residenze abitative. Si trova in questa zona il campo sportivo comunale dove i giovani si
allenano e disputano le partite del campionato di Terza Categoria.
Un tempo anche il rione Croce aveva una sua chiesa che, però, è stata
successivamente sconsacrata ed abbattuta per far posto ad abitazioni.
Il quartiere che si trova più in alto rispetto a tutti gli altri è
quello del “Quadarune” con i ruderi del “Casale” intorno al
quale si trovano tante altre antiche abitazioni.
Non molto lontano, al di fuori dell’originario centro storico, si è
sviluppata una zona residenziale con nuove costruzioni abitative. In questa zona si trova anche l’Ostello della Gioventù, finalizzato
allo sviluppo turistico locale. Ai piedi dell’Ostello si trova una raffigurazione bronzea del
Calvario, in sostituzione delle croci sulle quali è stato costruito
l’ostello.
Nelle vicinanze si trova il cimitero comunale all’interno del quale si
ergono le cappelle familiari. Tra queste spiccano al centro, ai lati
della cappella religiosa, quelle delle famiglie notabili del paese. In
particolare nella cappella dei Baroni Scalzo è possibile vedere una
ricostruzione dell’altare maggiore della Chiesa di Santa Lucia, con
identica pala d’altare. Nella parte cimiteriale nuova si trova, invece, un monumento dedicato
alla Resurrezione di Gesù Cristo.
Lasciato il cimitero alle spalle, continuando a salire, si arriva nella
zona montagnosa della Presila, in particolare è possibile raggiungere
il Monte “Portella” (1039 m sul livello del mare). In questa località sgorga una sorgente d’acqua oligo-minerale e si
trovano alberi di lecci, querce, cerri e castagni. La zona è ideale per trovare riparo dalla calura estiva, ed è
possibile accedere anche ad un’area attrezzata per pic- nic situata
nella località detta “Rinuso”. In autunno il luogo è frequentato dai cercatori di funghi.
Dalla montagna ovviamente si gode di un panorama senza eguali e di
un’aria fresca e pulita a dispetto dello smog quotidianamente inalato
nelle città.
Tanta aria pulita alimenta un sano appetito che trova sfogo sulle tavole
dove vengono serviti cibi freschi e genuini derivanti dalle coltivazioni
degli orti.
La cucina miglierinese rispecchia le caratteristiche di quella
regionale, con insaccati e cibi piccanti, formaggi, verdure e dolci
tipici. Per gustare qualcosa di particolare si può certamente
assaggiare la soppressata o il capicollo nonché i piatti a base di
carne di maiale (tipici dei mesi invernali che precedono la Quaresima),
durante il periodo pasquale i ”fraguni” e le “pitte chine”
con
ricotta e soppressata, polpette, frittelle e braciole di ogni genere
(carne, patate, zucchine, riso), “pizze” e “cullurielli” (questi
ultimi simbolo di festa, vengono serviti in occasione dei matrimoni),
“pitticelle” e “chinulille”.
Generalmente la cucina dei piatti tipici si concentra nei periodi di
festa, coincidenti con le festività religiose. In particolare la festa della Santa patrona Santa Lucia il 13
dicembre,
la festa della Madonna del Rosario la prima domenica di Ottobre, la
Pasqua ed il Natale.
In occasione delle festività religiose si ripetono i riti delle
processioni delle statue per le vie del paese e il venerdì santo della
Via Crucis.
Durante queste manifestazioni si esibisce la locale banda musicale “S.
Gagliardi” che allieta l’accompagnamento dei santi intonando marce
sinfoniche e inni religiosi.
In occasione del venerdì santo in passato si ridava vita alla
rappresentazione teatrale della “Pigliata”, cioè della presa di
Cristo, ma trattandosi di un lavoro impegnativo che richiede il
coinvolgimento di molte persone oggi non ha una cadenza periodica.
In merito ai costumi anche a Miglierina si è perso l’uso del costume
locale, sono poche ormai le persone anziane che indossano il vestito
della pacchiana e che ne conservano gelosamente la tradizione.
L’ideale passeggiata, con un occhio al passato ed uno al presente, non
può che concludersi con l’invito a tutti coloro che intendono
scoprire le tradizioni piccole e grandi della nostra regione e a godere
dell’ospitalità, che fu dei greci e dei latini nostri predecessori, a
renderla reale visitando Miglierina, passeggiando per le sue vie e
viuzze che si intrecciano lungo la costa collinare come un piccolo
labirinto.
|